Federagenti: lo shipping italiano attira 3,5 mld di investimenti dall’estero

Fra acquisizioni, fusioni, partnership lo shipping è il settore che attrae più investimenti esteri in Italia. Negli ultimi dieci anni sono quasi sessanta le aziende totalmente o parzialmente acquisite oppure partecipate nel settore portuale, logistico e marittimo italiano da gruppi internazionali sia del settore finanziario che marittimo con un investimento stimato di oltre 3,5 miliardi di euro. E’ la mappa della presenza internazionale dalle agenzie alle case di spedizione, dai terminal alle aziende di logistica, un fenomeno in forte crescita, presentata a Porto Cervo, all’assemblea di Federagenti, la federazione nazionale degli agenti e dei broker marittimi dal presidente Gian Enzo Duci che ha svolto l’analisi nell’ambito dei suoi incarichi presso l’Università di Genova.

“Il risultato di questi interventi dissipa il sospetto che si tratti solo di una massiccia operazione di colonizzazione – ha spiegato Duci -: nei tre anni successivi all’intervento di investitori esteri, l’Ebitda dei gruppi oggetto dell’intervento, e di cui si sono potuti reperire i dati, ha registrato un incremento medio del 70%, per poi attestarsi negli anni a seguire su tassi di crescita annui del 5%”. Secondo lo studio nella maggior parte dei casi gli investitori internazionali hanno radicato in Italia le proprie attività e hanno creato valore aggiunto nel nostro Paese, anche se il processo di globalizzazione non è stato e non è indolore.

“L’istituzione di un ministero del mare non è la risposta adeguata alle esigenze dei porti e del sistema logistico nazionale. Sarebbe meglio piuttosto rafforzare il ruolo di pianificazione nazionale del ministero dei Trasporti”, ha detto il presidente di Confetra, Nereo Marcucci all’assemblea di Federagenti. “Oggi ai grandi investitori internazionali – dice Marcucci – interessa parlare di porti solo se insieme si discute di ferrovia in banchina, di collegamenti di ultimo miglio su ferro e gomma tra infrastrutture di nodo e corridoi TEN-T, di connessioni con retroporti ed interporti quali buffer zone per organizzare la vezione delle merci caricate e scaricate in porto o con funzione di magazzinaggio e semi lavorazione delle stesse. Ma anche se si discute di tempi dei controlli doganali o di possibili attivazioni di ZES e punti franchi. In questo senso – conclude – a noi appare viceversa auspicabile un rafforzamento dello stesso Ministero nella capacità di predisporre una programmazione coerente ed integrata di azioni ed interventi che guardino all’intera filiera logistica del trasporto merci”.

Trasporti-Italia.com – 11/05/2018

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