Cominciati i lavori di dragaggio. Sul fondale tonnellate di ferro

Il via con l’ordinanza della Capitaneria di porto, dureranno oltre due mesi Scavi concentrati lungo la banchina commerciale per arrivare a quota -11,70

Ha iniziato a lavorare nei giorni scorsi, dal 14 di gennaio il motopontone Vega della Polese per i lavori di dragaggio e per la manutenzione del canale di accesso del porto di Monfalcone.

Si scava nel cuore di Portorosega, in particolare nelle aree commerciali più appetibili per le navi da carico, ovvero le zone antistanti la banchina che riguardano gli attracchi 8 e 9 e poi anche il bacino di evoluzione. I dragaggi andranno avanti almeno due mesi, ma non in tutte le aree. Come fa sapere infatti l’Azienda speciale porto di Monfalcone ci sono ancora tratti di fondale che devono essere prima “ripuliti” dal rottame di ferro depositato negli anni e poi, dopo l’opportuno collaudo (non si sa mai che emergano altre sorprese sul fronte degli ordigni bellici) potranno essere dragati.

Un problema annoso quello del rottame di ferro nei fondali, Portorosega è stato fino a pochi anni fa tradizionalmente un porto di traffici di rottame e durante le operazioni di sbarco-imbarco molte tonnellate di ferro sono finite in mare e si sono depositate sul fondo.

Il progetto di manutenzione dei fondali prevede di riportare il livello medio di profondità del mare a quota 11,70 metri, con l’asportazione di circa 60 mila metri cubi di fanghi, ma per la sicurezza del dato bisognerà aspettare il bilancio finale delle opere.

Ci sono infatti delle zone specifiche da bonificare dai cosiddetti “mammelloni” di fango, soprattutto sotto banchina, creati dal movimento delle navi e dal moto delle eliche durante gli ormeggi.

Risale al 10 gennaio scorso l’ordinanza della Capitaneria di porto che riporta il numero 2/2019 e che dà notizia dell’avvio delle opere di dragaggio dal 14 gennaio fino a fine lavori. Le opere sono state affidate come è noto all’impresa Polese e l’ordinanza spiega che deve essere eseguita un’asportazione di materiale sopra la quota di 11,70 metri. E che l’intervento riguarda lo specchio acqueo antistante la banchina commerciale di Pororosega. E viene fornita anche una foto con la planimetria dell’area oggetto del dragaggio.

Un dragaggio che prevede il riposizionamento dei fanghi in mare, in un’area poco distante ma che non intralcia il traffico, si tratta di una zona di quasi 44 mila metri quadrati in prossimità della diga foranea di Panzano. Si tratta di una scelta che garantisce grandi vantaggi economici dovuti ai minori costi di smaltimento in quanto i fanghi dragati non dovranno essere trattati a terra (sono considerati rifiuti dalla normativa ambientale) con procedimenti molto costosi. Ma che in questo momento potrebbero risultare estremamente costosi considerato che non si hanno ancora notizie sul dissequestro del vicino impianto della Gesteco al Lisert dove vengono abitualmente smaltiti i fanghi da scavo.

Partito dunque il dragaggio che durerà come detto due mesi almeno con tutte le dovute cautele a causa del traffico di navi e alle varie prescrizioni. Prima del via tra l’altro la stessa Polese aveva posizionato in mare uno speciale strumento, un torbidimetro, per misurare la torbidità dell’acque durante le operazioni di dragaggio e inoltre panne galleggianti (speciali salsicciotti usati anche in caso di sversamento di olii o carburante in mare) per effettuare un «adeguato controllo di processo» durante i lavori di manutenzione.

Il Piccolo – 20/01/2019

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