Trasporto Pubblico Locale. Zaia scrive a premier Conte e a ministro De Micheli: “Senza adeguate risorse statali si ingessa il territorio e si impedisce il rilancio dell’economia”

29 Maggio 2020

Il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha scritto una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, al ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli e per conoscenza ai deputati e senatori eletti in Veneto, per sollecitare il reperimento di risorse da destinare alle aziende di Trasporto Pubblico Locale, colpite da una gravissima crisi finanziaria a causa dell’emergenza pandemica.

Zaia, sottolineando la necessità di “evitare la distruzione di un elemento essenziale del sistema Paese, come il TPL, da cui non si può prescindere per la ripresa economica e per la sopravvivenza dell’economia stessa del nostro territorio”, precisa che in Veneto il trasporto su ferro, gomma e acqua si sostiene con risorse annue pari a circa 850 milioni di euro, di cui quasi il 50%, circa 400 milioni, derivano da ricavi da vendita di biglietti e abbonamenti: “un dato percentuale particolarmente significativo – afferma il presidente – che rappresenta certamente un’eccellenza a livello nazionale. In alcune altre realtà italiane, infatti, le entrate da traffico si attestano su percentuali in molti casi notevolmente inferiori. Ma nel sistema veneto l’improvvisa e drastica riduzione delle entrate dalla vendita di titoli di viaggio a causa dell’emergenza in corso (il calo ha toccato punte del 95%), genera uno squilibrio nei bilanci delle società che assume una dimensione impossibile da colmare con risorse aziendali, ovvero degli Enti Locali, o da parte della Regione”.

Le risorse pubbliche normalmente destinate dallo Stato mediante il Fondo Nazionale
Trasporti ammontano per il Veneto a poco più di 400 milioni di euro che, assieme alle risorse aggiunte dalla Regione e alle altre risorse introitate dalle Aziende, oltre ai ricavi da traffico, consentono l’equilibrio dei bilanci delle società di trasporto.

Nel recente DL “Rilancio”, il Governo ha stanziato 500 milioni di euro a livello nazionale per “riequilibrare” i bilanci delle società del TPL, ricomprendendo in tale somma anche i rimborsi degli abbonamenti da erogare a chi non ha potuto fruire del servizio a causa delle limitazioni dovute all’emergenza. Dalle prime analisi, al Veneto, sarebbe assegnata una quota pari a oltre il 10%, significativa ma del tutto insufficiente a soddisfare il fabbisogno stimato che, nella migliore delle ipotesi, non risulta inferiore a 120 milioni di euro per il 2020.

“Pertanto, in assenza di risorse adeguate – evidenzia il presidente veneto –, l’unica alternativa sarebbe di ridurre drasticamente, entro poche settimane, i servizi di trasporto programmati, collocando di conseguenza il personale in cassa integrazione, per poter chiudere i bilanci delle società in pareggio; soluzione questa non certamente percorribile senza ingessare tutto il territorio e l’intero sistema produttivo, proprio nel momento di necessità per il rilancio dell’economia”.

Il drastico calo della fruizione dei mezzi di trasporto da parte dei cittadini a causa dell’imposto lockdown, unito a una certa diffidenza all’utilizzo del mezzo pubblico a favore dell’auto privata anche nella cosiddetta Fase 2 generata dal Covid 19, nonché il diffondersi di attività lavorative “agili” comporta una previsione di entrate da “traffico” per i prossimi mesi del tutto insufficiente a coprire i costi del sistema. Tali costi, peraltro, se potevano essere considerati comprimibili durante il lockdown, non possono certamente essere ridotti nella Fase 2, a causa della necessità di dover comunque garantire un numero idoneo di mezzi di trasporto per consentire la mobilità in sicurezza, che comporta adeguate distanze sociali per i passeggeri.

“Attualmente – conclude Zaia – le aziende di trasporto stanno programmando ed erogando i servizi senza avere conferma certa della copertura finanziaria delle prestazioni, con il rischio, senza ulteriori risorse aggiuntive, di arrivare a fine anno all’inevitabile dissesto finanziario delle società di trasporto che, come è noto, occupano solo in Veneto direttamente circa 7.000 dipendenti. Vista la gravità della situazione, è indispensabile intervenire con decisione, anche in occasione della prossima conversione del Decreto Legge “Rilancio”, prevedendo di aumentare significativamente le risorse stanziate in tempi utili a scongiurare scenari drammatici”.

Regione Veneto – Comunicato n° 788 del 29/05/2020

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Partecipate: Zilli, velocizzare iter avvio Autostrade Alto Adriatico

Ok della Regione al bilancio di esercizio 2019.

Massimo monitoraggio dei costi nella fase di start up ed auspicio che i tempi per il completamento della procedura che consenta la piena operatività della società si possa concludere nel minor tempo possibile.

Sono queste le due linee di indirizzo che l’assessore regionale alle Finanze Barbara Zilli ha indicato intervenendo oggi all’assemblea ordinaria della società Autostrade dell’Alto Adriatico nel corso della quale si è provveduto ad esaminare, e successivamente approvare, il bilancio dell’esercizio 2019, la relazione del Collegio sindacale e della relazione della Società di revisione.

Dal documento contabile è emerso che il bilancio si è chiuso con una perdita 220mila 585 euro rispetto all’anno precedente. Il valore – come spiegato dall’amministratore unico della società Anna Di Pasquale – è determinato dal fatto che la società si trovi ancora in una fase interlocutoria, in attesa che venga definito il valore di subentro alla concessionaria uscente Autovie Venete Spa. Nel suo intervento, l’amministratore unico ha illustrato le varie tappe dell’iter che la società ha percorso fino ad oggi per arrivare alla fase di piena operatività, percorso che però ha subìto una decelerazione anche a causa dell’emergenza epidemiologica in atto.

La Regione Friuli Venezia Giulia, attraverso l’assessore alle Finanze, ha quindi approvato il bilancio di esercizio, ponendo l’accento su alcuni aspetti. “L’operazione che poterà alla definizione del procedimento concessorio è attualmente la principale finalità perseguita dalla società Autostrade Alto Adriatico. Ciò rappresenta un elemento di grande rilevanza strategica per i due soci, la Regione Friuli Venezia Giulia e la Regione Veneto, che stanno perseguendo di comune accordo tale obiettivo. La gestione diretta della rete autostradale è garanzia di sviluppo armonizzato sia delle reti infrastrutturali che dell’economia del territorio, nonché di contenimento delle tariffe. Purtroppo l’emergenza sanitaria degli ultimi mesi ha comportato impatti negativi nel settore economico e dunque anche nei traffici autostradali, ma riteniamo che a brevissimo, assieme ai nuovi vertici della società Autovie Venete, proseguiremo le interlocuzioni con i ministeri competenti per una conclusione della procedura finalizzata all’ottenimento della nuova concessione”.

“In attesa che si completi l’iter – ha concluso l’assessore Zilli intervenendo in assemblea – chiediamo che i costi di funzionamento della società vengano sempre monitorati con attenzione e ridotti il più possibile in attesa della piena operatività. Al contempo l’auspicio è che la definizione del valore di subentro venga stabilito il più velocemente possibile, per consentire la conclusione dell’iter con il quale Autostrade Alto Adriatico possa avviare la sua attività”.

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Notizie dalla Giunta – 29/05/2020

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Lo scorso anno sulla rete ferroviaria austriaca sono state trasportate 102,6 milioni di tonnellate di merci (-2,6%)

Il 44% del traffico di transito è risultato costituito da trasporti fra Germania e Italia

Lo scorso anno sulla rete ferroviaria austriaca sono state trasportate 102,6 milioni di tonnellate di merci, con una flessione del -2,6% sul 2018. Oggi l’ufficio federale di statistica dell’Austria ha reso noto che nel 2019 il solo traffico nazionale è ammontato a 28,0 milioni di tonnellate (-3,7%), il traffico di transito è stato pari a 30,3 milioni di tonnellate (-3,2%) e i volumi di merci trasportati in importazione ed esportazione sono stati pari rispettivamente a 27,2 milioni di tonnellate (+0,6%) e 17,0 milioni di tonnellate (-4,3%).

Lo scorso anno la produttività del trasporto ferroviario in Austria è stata pari a 21,7 miliardi di tonnellate-chilometri (-1,2%), di cui 4,6 miliardi di tonn-km nel traffico nazionale (-1,6%), 7,5 miliardi di tonn-km nel traffico di transito (-1,6%), 5,8 miliardi di tonn-km nel traffico internazionale in importazione (+1,8%) e 4,0 miliardi di tonn-km nel traffico internazionale in esportazione (-4,0%).

Nel 2019 la distanza media percorsa dalle merci sulla rete ferroviaria austriaca è stata di 211,9 chilometri. Il 55,1% del volume totale delle merci è stato trasportato su distanze di oltre 300 chilometri (nel 2018 la quota era del 53,3%), mentre il 38,4% è stato trasportato su distanze di oltre 500 chilometri (36,5% nel 2018).

Lo scorso anno le sole imprese ferroviarie austriache hanno trasportato 91,4 milioni di tonnellate di merci, pari all’89,1% del totale, con una produttività che è stata di 19,9 miliardi di tonn-km (91,4%).

Relativamente al traffico intermodale, nel 2019 sui binari austriaci sono stati trasportati quasi 1,8 milioni di container, swap body e semirimorchi per un totale di 35,5 milioni di tonnellate di trasporti non accompagnati, di cui quasi un quinto costituito da container vuoti. In termini di container da 20′ (teu), il volume trasportato è stato pari a quasi 2,4 milioni di teu pieni e quasi 0,5 milioni di teu vuoti.

Infine l’ufficio federale di statistica ha reso noto che nel 2019 il 44% del traffico di transito è risultato costituito da trasporti fra Germania e Italia. In particolare, 22,1 milioni di tonnellate di merci in transito sono state caricate o scaricate in Germania, di cui 7,7 milioni di tonnellate di carichi sono stati caricati in Germania e scaricati in Italia e 5,8 milioni di tonnellate sono state trasportate dall’Italia alla Germania.

InforMare – 29/05/2020

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Mobilitaria 2020: il lockdown ha ridotto traffico e inquinamento. Adesso la sfida è tornare a muoverci senza inquinare e congestionare le città

28 Maggio 2020

Presentato “MobilitAria 2020”, studio annuale di Kyoto Club e Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA), che delinea l’andamento della qualità dell’aria e delle politiche di mobilità urbana nelle 14 principali città e aree metropolitane italiane nel 2019 e nei primi 4 mesi del 2020, quindi in piena emergenza Covid-19.

Dal rapporto emerge che nel 2019 migliora leggermente la qualità dell’aria nelle città rispetto all’anno precedente, tuttavia permangono valori critici che non sono sufficienti a garantire il rispetto dei limiti normativi in vigore. Nel periodo di lockdown, invece, complice il blocco del traffico, si registra un netto calo dell’inquinamento soprattutto per il crollo del biossido di azoto (No2) a Roma, Milano, Torino e Napoli.

Nel frattempo, le città provano ad attrezzarsi per essere sempre più sostenibili, mentre il Dl Rilancio appena licenziato dal Governo risulta, nelle valutazioni di Kyoto Club e CNR-IIA, uno strumento timido e insufficiente a contrastare la crescita della congestione e del traffico che in modo progressivo torneranno a invadere le nostre città dopo la ripartenza: ora più che mai l’obiettivo deve essere accelerare la giusta transizione verso la mobilità sostenibile.
A questo scopo il Rapporto avanza proposte concrete per la fase 2, per contrastare la crescita del traffico veicolare: smart working, piano degli orari della città, sostegno a mobilità alternativa o pedonale, sharing mobility, veicoli elettrici e trasporto collettivo.

Per quanto riguarda il periodo di lockdown, il crollo principale di No2 è avvenuto a Roma, dove le concentrazioni medie sono inferiori alle annualità precedenti (2016-2019) rispettivamente del 59% per il mese di marzo e del 71% per il mese di aprile.
A Torino invece il calo è del 43% per il mese di marzo e 51% per il mese di aprile, a Milano si è avuta una riduzione del 29 e 43% rispetto alla media dello stesso periodo 2016-2019, mentre Napoli registra una riduzione, rispettivamente, del 33 e 57%.

“L’analisi condotta sulla qualità dell’aria per l’annualità 2019 ha mostrato la persistenza per alcune città italiane di valori di concentrazioni elevati che non sono sufficienti a garantire il rispetto dei limiti normativi in vigore – ha spiegato il direttore del CNR-IIA, Francesco Petracchini – occorre pertanto maggiore impegno da parte delle Amministrazioni locali per ridurre le concentrazioni e i superamenti al valore limite. È stato inoltre analizzato nel periodo del lockdown nazionale a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 l’effetto sulla qualità dell’aria. I due mesi di blocco hanno permesso di comprendere l’importante impatto del traffico veicolare, in particolare quello privato, oltre che sulle emissioni di alcuni inquinanti anche sulle concentrazioni rilevate dalle centraline; tale evidenza risulta molto marcata, in accordo con quanto emerso dalle analisi delle stesse Agenzie per gli inquinanti legati direttamente al traffico, quale il biossido di azoto e in modo minore ma comunque allo stesso modo evidente anche per il particolato atmosferico”.

Da punto di vista della mobilità urbana, il report analizza i diversi provvedimenti e investimenti messi in campo a livello urbano, regionale e nazionale nell’anno e mezzo preso in considerazione.
In particolare, sono stati analizzati i PUMS, Piani Urbani di Mobilità Sostenibile, delle 14 città di ambito comunale o metropolitano, con lo stato di fatto e i contenuti principali. PUMS che tutte le città metropolitane dovranno approvare entro il prossimo mese di ottobre.

In seguito all’emergenza coronavirus molte amministrazioni comunali hanno predisposto, e ora iniziano ad attuare, piani di mobilità per la ripartenza, la cosiddetta “Fase 2”, per incoraggiare la crescita degli spostamenti ciclopedonali in sicurezza, per riorganizzare i servizi di trasporto pubblico, potenziare la sharing mobility, sfalsare gli orari, incoraggiare lo smart working e i servizi online.

“Il lockdown ha ridotto traffico, inquinamento ed emissioni di Co2, ma noi vogliamo tornare a muoverci senza inquinare e congestionare le città – sottolinea la coordinatrice del gruppo di lavoro “Mobilità sostenibile” di Kyoto Club, Anna Donati –. Questo è possibile se acceleriamo gli investimenti e le misure per spostarsi con la bicicletta, a piedi, con la sharing mobility e la micromobilità, se innoviamo i servizi di trasporto pubblico e puntiamo sull’elettrificazione dei veicoli. Il Dl Rilancio è solo un timido tentativo per andare in questa direzione, serve molto di più e chiediamo che il Dl venga migliorato e i prossimi provvedimenti siano più efficaci”.

Anche, e forse soprattutto, in tempi di Covid-19 servono cambiamenti strutturali e forti innovazioni che accelerino la decarbonizzazione con una offerta intelligente di mobilità, secondo i principi AvoidShiftImprove. Per raggiungere questi obiettivi il Rapporto propone alcune misure per ripensare la mobilità e anche, in un certo senso, abitudini e stili di vita: potenziare lo smart working e i servizi di prossimità per decongestionare le città; pianificare gli orari di ingresso nel lavoro, nelle scuole, nei servizi pubblici e privati, nei servizi commerciali per ridurre le ore di punta e utilizzare al meglio gli spazi e i servizi disponibili; allargare i servizi di sharing mobility, promuovere la mobilità ciclistica attraverso l’ampliamento delle piste ciclabili e dei servizi ai ciclisti; sostenere il trasporto pubblico; potenziare la figura del mobility manager; riorganizzare la logistica in maniera sostenibile; puntare sull’elettrificazione dei veicoli e mantenere ztl e low emission zone.

“Sembra evidente che l’uscita dalla crisi pandemica ci pone di fronte a un bivio – spiega il vicepresidente di Kyoto Club, Francesco Ferrante –. Prevarrà la spinta ‘conservatrice’ di chi pensa che la migliore risposta alle esigenze d distanziamento sociale sia quella di rinchiudersi nella propria auto privata magari incentivando l’acquisto dei modelli rimasti invenduti in questi mesi, o piuttosto vincerà un modello più moderno che si basa sul forte potenziamento del trasporto pubblico locale, dello sharing, delle forme di mobilità dolce e sostenibile e che incentivi l’innovazione tecnologica accelerando l’uscita dall’ ‘era fossile’ anche nei trasporti? Solo se saremo in grado di far vincere la seconda opzione potremo tornare a vivere in città di nuovo belle, accoglienti, piene di vita e di aria pulita”.

Trasporti-Italia – 28/05/2020

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Terminal Container Ravenna, completato il livellamento del fondale nell’area antistante il vecchio pontile ro-ro

27 Maggio 2020

La banchina consente l’attracco contemporaneo di tre navi.

Al Terminal Container Ravenna (TCR) del porto di Ravenna sono stati completati i lavori di livellamento del fondale nell’area antistante il dente di ormeggio recentemente demolito che in passato era utilizzato dalle navi ro-ro, navi – ha specificato TCR – che oggi sono dotate di quarter ramp che permette loro di operare su tradizionali banchine lineari. Le operazioni hanno interessato il rifacimento e ripristino del bordo di banchina, con l’inserimento di tiranti subacquei orizzontali e la realizzazione di due nuove bitte.

Con l’intervento TCR oggi offre complessivamente una banchina lineare di circa 670 metri attrezzata con quattro gru di ship-to-shore e uno spazio di ormeggio che consente l’attracco contemporaneo di tre navi. La società terminalista ha evidenziato che grazie a questo intervento si garantisce alle compagnie di navigazione un ormeggio immediato, riducendo al minimo i tempi di attesa in rada. Inoltre con la rimozione dell’ex pontile ro-ro migliora anche la sicurezza della navigazione nel canale del porto di Ravenna grazie ad uno spazio di manovra ancora più ampio.

InforMare – 27/05/2020

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Terza corsia della A4: una variante sul tratto Alvisopoli-Portogruaro per salvaguardare resti archeologici

26 Maggio 2020

La scoperta durante i lavori per l’esecuzione di un bacino di raccolta delle acque meteoriche. I rinvenimenti sono probabilmente anteriori al secondo secolo dopo Cristo. Si tratta di una difesa spondale di un vecchio corso d’acqua.

Nell’ambito dei lavori per la realizzazione della terza corsia della A4 (Portogruaro – Alvisopoli), nell’area del nodo di Portogruaro, durante le verifiche di archeologia preventiva eseguite su prescrizione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, sono emersi alcuni resti archeologici risalenti, con buona probabilità, ai primi secoli dopo Cristo.

Si tratta di un’imponente struttura composta da file di pali infissi verticalmente nel terreno alternati a tavole lignee disposte in orizzontale, e da un costipamento di mattoni e tegole alla base, che – secondo un primo esame condotto dalla direzione scientifica della Soprintendenza – avrebbe avuto la funzione di difesa spondale, lungo un antico corso d’acqua non più esistente.

La scoperta è avvenuta a marzo dello scorso anno durante la realizzazione di un bacino per la raccolta delle acque meteoriche, all’interno dello svincolo di Portogruaro, a ridosso della carreggiata in direzione Trieste.

All’emergere delle prime palificate lignee, individuate dagli archeologi incaricati del controllo ai lavori in corso, su indicazione della Soprintendenza le lavorazioni – nella sola area del rinvenimento – sono state sospese per consentire l’esecuzione di tre estesi sondaggi stratigrafici, che hanno riportato alla luce ampi tratti del manufatto, mettendone in evidenza le potenti caratteristiche tecnico-costruttive e dimensionali.

Le indagini hanno verificato che la strutturazione, ampia più di 3 metri, si sviluppava con andamento Nord Est-Sud Ovest per oltre 60 metri, proseguendo oltre i limiti del bacino di lagunaggio in lavorazione e suggerendo l’andamento dell’antico corso d’acqua di cui seguiva la sponda.

L’indagine archeologica ha previsto anche l’esecuzione di sei carotaggi meccanici, spinti fino alla profondità di 20 metri, per l’acquisizione di maggiori informazioni sul contesto antico.

L’imponenza dell’apprestamento e le sue ottimali condizioni conservative, garantite dalla giacitura in ambiente anaerobico, sotto la falda acquifera, hanno motivato la scelta di conservare il manufatto in tutta la sua estensione.

Di concerto con la Soprintendenza, la direzione lavori di Autovie ha elaborato una perizia di variante al progetto, che ha modificato il profilo del bacino adeguandolo all’andamento della struttura: in questo modo, opportunamente protetti con stesura di geotessuto e uno strato di inerte, è stato possibile rinterrare i resti archeologici sotto la sponda dell’invaso, ripristinando le originarie condizioni di giacitura che ne hanno garantito la conservazione per quasi duemila anni.

Inoltre, solo in corrispondenza del perimetro di bacino interessato dai reperti, lo stradello di manutenzione presenterà una diversa pigmentazione che potrà forse non sfuggire al guidatore curioso.

Nei giorni scorsi, secondo quanto richiesto dalla Soprintendenza, a integrazione delle indagini condotte sul campo si è dato il via alla lettura geoarcheologica dei carotaggi e ad una campagna di analisi di laboratorio su campioni di legno e di terreno prelevati durante lo scavo, dal Carbonio 14, che consentirà di datare con maggior precisione il manufatto, all’analisi dei pollini e delle essenze dei legni.

In seguito a tali letture sarà possibile ottenere un inquadramento più preciso del contesto e della sua evoluzione nel tempo, oltre a definire con maggior dettaglio l’ambiente e il paesaggio antico in cui l’opera venne realizzata.

I dati acquisiti apporteranno nuove interessanti conoscenze alla storia più antica di questo territorio, la cui forte valenza archeologica si lega in primis alle importanti testimonianze della colonia romana di Iulia Concordia.

A ricerca ultimata, saranno infine da valutare, da parte della Soprintendenza, le più idonee modalità di diffusione dei risultati ottenuti, anche collocando in zona, o dove meglio fruibile, un supporto informativo che illustri le nuove scoperte.

Nordest Economia – 26/05/2020

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Appalti e manutenzioni: i sindaci scelgano aziende del territorio

Mauro Cazzaro, presidente di Ance Padova, scrive agli amministratori locali. «Momento tragico per le costruzioni, si ripartirà soprattutto dai piccoli appalti e dalle manutenzioni. I sindaci avranno un ruolo fondamentale nel valorizzare gli operatori locali che possono garantire affidabilità, qualità delle opere e prossimità ai luoghi di esecuzione dei lavori»

Il Presidente di Ance Padova Mauro Cazzaro, in una lettera che ha deciso di scrivere ai sindaci della provincia, fa loro appello per avviare un confronto che metta al centro alcune misure – rientranti nella sfera di competenza delle amministrazioni locali – al fine di sostenere l’economia e le imprese del territorio.

“Il sistema delle costruzioni sta vivendo una situazione straordinaria di estrema criticità, che genera grande preoccupazione tra gli operatori in quanto alle difficoltà contingenti si sommano ulteriori previsioni nefaste sul fronte degli investimenti privati. I lavori ripresi in queste settimane porteranno infatti a compimento i contratti conclusi prima della pandemia. Al momento le nostre imprese non registrano nuovi ordini e ciò è dovuto sia all’attesa di capire la fattibilità delle recenti misure varate nel DL Rilancio per il risparmio energetico e la sicurezza antisismica (Ecosismabonus al 110%), sia alla prevedibile prudenza delle famiglie che tendono più a risparmiare che ad investire”.

A questo va aggiunto che “le necessità di attuare nei cantieri complesse misure di contrasto e di contenimento alla diffusione del virus e, non di meno, di rimodulare l’intera organizzazione del lavoro hanno inevitabilmente comportato un significativo rallentamento della produttività e un inasprimento degli oneri a carico delle imprese – ancora cazzaro -. La reale ripartenza del settore dipenderà quindi, in maniera ancora più stringente, dagli investimenti delle amministrazioni pubbliche, e in particolare dalle opere programmate dai Comuni, come anche da Geni Civili, ASL, Consorzi, ATER, Multiutility. Se l’unica vera leva saranno le infrastrutture pubbliche, il ruolo e la responsabilità dei sindaci diventa cruciale al fine di salvare l’economia e l’occupazione locale mettendo in atto comportamenti virtuosi”.

“Quello che, a nome di tutte le imprese edili associate, auspico – prosegue il presidente dei costruttori – è che per i piccoli/medi interventi e per le necessarie opere di manutenzione (lavori di importo complessivo inferiore ad un milione di euro), si faccia ricorso a procedure semplificate di negoziazione degli affidamenti, selezionando a rotazione gli inviti alle imprese sulla base di alcuni requisiti preferenziali, come: comprovata affidabilità e reputazione, competenze ed esperienze pregresse, rispetto di regolarità in materia ambientale, di legalità, di responsabilità sociale e della tutela dei lavoratori e, soprattutto, idoneità operativa di prossimità rispetto al luogo di esecuzione dei lavori, ovvero tenere presente la sede legale dell’impresa rispetto al luogo in cui si dovranno eseguire i lavori. Rendere subito operative queste proposte ha il duplice obiettivo di accelerare i tempi di esecuzione dei progetti tutelando concretamente gli standard qualitativi delle opere (pagate con i soldi dei cittadini) e, al contempo, mantenere in vita le nostre imprese, per il 90% piccole e medie, in grado di generare occupazione a decine di migliaia di lavoratori nella nostra provincia”.

“Investire in edilizia – rimarca Cazzaro – significa infatti creare un volano anche per i molteplici settori dell’indotto, evitando che da quella sanitaria, il territorio finisca in un’irreversibile emergenza economica”.

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti annuncia un bando da 45 milioni per gli interporti

Il ministero dei Trasporti ha annunciato la prossimo pubblicazione di un bando da 45 milioni di euro per il finanziamento di interventi di completamento della rete nazionale degli Interporti, con particolare riferimento al Mezzogiorno,

“Il segnale importante di una attenzione convinta del Ministero guidato dall’on. De Micheli ed è un primo passo per una valorizzazione della rete interportuale italiana, quale asset fondamentale del Paese”, ha detto Matteo Gasparato, presidente della UIR (Unione Interporti Riuniti), l’associazione che riunisce tutti i 23 interporti italiani.

Le risorse messe a disposizione dal Fondo per gli investimenti e sviluppo infrastrutturale del Paese (2018-2022) sono destinate al completamento della rete nazionale degli interporti, con particolare riferimento al Mezzogiorno.

Si tratta di una misura del cofinanziamento a fondo perduto o con finanza di progetto, tenuto conto che il contributo dello Stato (ai sensi di quanto previsto dall’art. 6 co. 5, punto d) della legge n. 204/1995 conversione del DL 98/1995) non può superare il 60% dell’importo per l’intervento.
Nell’assegnazione delle risorse si terrà conto, tra l’altro, della: coerenza dell’intervento con gli strumenti di pianificazione (“Connettere l’Italia: fabbisogni e progetti di infrastrutture”); effetti dell’intervento sotto l’aspetto della sostenibilità ambientale-energetica e dell’intermodalità finalizzata all’eliminazione di “colli di bottiglia” e allo sviluppo della retroportualità; opere stradali e ferroviarie finalizzate al potenziamento dell’interconnessione fra hub portuali e interporti, nell’ambito dell’area interportuale; fattibilità tecnico economica dell’intervento; connessione alla rete TEN-T (Trans-European Networks – Transportation); attuabilità del progetto in tempi certi, connessa al grado di maturità e condivisione del progetto (cantierabilità); adeguamento fasci di arrivo/partenza, presa/consegna e carico/scarico agli standard europei e conseguente ampliamento dei piazzali, secondo tempistiche coerenti con l’upgrade delle linee afferenti al nodo; elettrificazione di raccordi e/o binari di presa/consegna; interventi sul segnalamento per velocizzare la manovra.

Trasporti-Italia.com – 26/05/2020

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Volotea ricomincia a volare in Italia il 18 giugno

Il 18 giugno Volotea ricomincia a volare in Italia e inizia dalle sue basi di Venezia e Verona con un volo su Catania, per poi riattivare progressivamente le sue rotte verso il Sud Italia e le isole. A Venezia la compagnia incrementa complessivamente del 44% la sua offerta domestica della stagione estiva: +63% i voli per Palermo (il collegamento prevede fino a 14 voli settimanali nei mesi più caldi) e + 47% quelli per Catania (fino a 21 voli per settimana nel periodo di altissima stagione); in Sardegna, la rotta per Olbia (fino a 18 voli a settimana) viene incrementata del +40%, quella per Cagliari (fino a 10 voli a settimana) del + 35% e  quella per Alghero del +26% (fino a 3 frequenze settimanali);  cresce anche l’offerta Volotea verso la Puglia con  + 73% i voli verso Brindisi e  + 64% verso Bari.

A Verona invece la flotta passa da 4 a 5 aeromobili e l’offerta domestica complessiva di voli viene incrementata del 30%. Aumentano del +53% i voli per Cagliari (il collegamento prevede fino a 14 voli settimanali nei mesi più caldi), del +41% quelli per Olbia (fino a 21 voli per settimana nel periodo di altissima stagione) e del + 9% quelli per Alghero (4 voli settimanali). In Sicilia, la rotta per Catania (fino a 28 voli a settimana) cresce del +26%, quella su Palermo (fino a 14 voli a settimana) +35%. Verso la Calabria, l’offerta aumenta del 31% su Lamezia Terme; verso la Puglia, del + 25% su Bari; verso la Campania del + 9% su Napoli.

 “Siamo molto felici di poter consolidare le rotte nazionali da e per Venezia e Verona. Frequenze e posti aggiuntivi, oltre a offrire nuove opportunità di viaggio, rappresentano un segnale di speranza dopo questo periodo così buio. Per l’estate 2020, puntiamo ad aumentare le rotte in partenza dal Marco Polo verso alcune tra le più suggestive destinazioni italiane”, ha commentato Carlos Muñoz, presidente e fondatore di Volotea.

Trasporti-Italia – 26/05/2020

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Brennero, corridoio aperto per i turisti tedeschi (nonostante l’Austria)

24 Maggio 2020

C’è una buona notizia per gli albergatori altoatesini, ma anche quelli dell’Adriatico e di tutta Italia: i turisti germanici potranno venire in vacanza in Italia. Il divieto di oltrepassare il Brennero imposto da Sebastian Kurz, vale solamente per i suoi cittadini, non certo per quelli di Berlino: Angela Merkel infatti non ha chiuso i confini e dal 3 giugno,con il cadere delle limitazioni decisa dal governo italiano, tutti i germanici potranno liberamente giungere in Italia. Lo stesso dicasi per gli Svizzeri. Per questo ora l’Alto Adige, attraverso il suo braccio armato nel campo del turismo, IDM, passa al contrattacco con campagne pubblicitarie mirate.

Kompatscher: presto regole europee

Anche il presidente Arno Kompatscher è intervenuto sul tema sabato. «Ci si è a più riprese chiesti se in giugno i tursti germanici torneranno sul territorio a trascorrere le loro ferie e a sostenere così quello che è il principale settore della nostra economia. In breve la risposta è Sì. Rimane però aperta la questione di fondo: servono regole comuni europee per questa fase di emergenza. Solo così riusciremo a costruire man mano una fiducia reciproca, fondamentale per tornare a un’Europa sicura e senza confini. L’Alto Adige ha fatto i compiti a casa per arrivare pronto a questo appuntamento. Lo stesso vale per molte altre regioni italiane. Rimandare ancora per molto la libertà di movimento nel nostro continente significa mettere in discussione l’idea stessa di Europa. Quindi forza e coraggio, Europa!».

La campagna di IDM sui media tedeschi

IDM Südtirol ha lanciato una campagna sui media germanici, svizzeri e austriaci basandosi, spiega il direttore Erwin Hinteregger su una ricerca demoscopica: «Il 46% dei tedeschi desidera avere sicurezza in loco, il 41% vorrebbe trascorrere una vacanza circondato dalla natura e da paesaggi. Tuttavia, anche tematiche come il gusto, il relax e il tempo con la propria famiglia e gli amici sono stati messi al centro, così come l’accessibilità in auto. Nella nostra campagna di comunicazione le vacanze in Alto Adige sono la risposta a tutte queste forti esigenze». Questo fine settimana la campagna è iniziata in Germania, con annunci di grande formato su rinomate riviste come “FAZ”, “Süddeutsche Zeitung” oppure “Die Welt”, accompagnati dalla presenza su media digitali con un ampio raggio d’azione come ad esempio “welt.de”. La prossima settimana seguiranno i principali media settimanali germanici come “Der Spiegel”, “Focus”, “DIE ZEIT” o “Stern”. In Svizzera, dove la campagna inizierà prossima settimana, l’attenzione si concentrerà sulla Svizzera orientale di lingua tedesca, dove compariranno annunci pubblicitari in riviste come “NZZ” e “Sonntagszeitung”. Anche in questo caso IDM ha preparato un forte pacchetto digitale. Con un leggero ritardo (anche vista la posizione non chiara del governo di Vienna), in Austria la campagna altoatesina inizierà alla fine della prossima settimana.

Alto Adige Innovazione – 24/05/2020

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