Zaia: a gennaio le stime di traffico ricalibrate, poi il nuovo piano finanziario. Ma Dogliani (Sis) cerca di rassicurare: lavori riavviati subito dopo le feste.
di Eleonora Vallin
La Pedemontana veneta senza il commissario Silvano Vernizzi preoccupa sindacati e industriali, ma non cambia alcuna carta sulla tavola del Consorzio Sis e non sembra spaventare la Regione Veneto e Luca Zaia. Il governatore ha già individuato in Pier Paolo Baretta il puntello romano per portare a casa l’accordo con Cdp e il sottosegretario ha già fatto proprio l’impegno, aggiungendo anche i capitoli Tav e Mose, oggi sospesi.
“In casa” Zaia punta però su Ilaria Bramezza, dg della Regione Veneto; sarà lei, e già in parte lo era, la donna della Pedemontana. La dottoressa Bramezza seguirà la partita e coordinerà la squadra, che rimarrà la stessa a meno di qualche aggiunta. La struttura commissariale che fu di Silvano Vernizzi, compreso l’ ingegner Giuseppe Fasiol, viene infatti in toto assorbita dalla Regione e, a questa, si affiancherà il nuovo tavolo tecnico nominato il 29 dicembre per seguire l’iter amministrativo.
La road map. Il tempo stringe, ma la Regione si dichiara pronta a risolvere in un paio di mesi il nodo finanziamento con l’ok di Cdp all’emissione del bond di 1,6 miliardi. Nel 2019 la Pedemontana sarà fruibile e, a primavera, verrà aperto il tratto nel bassanese, a «Breganze» annuncia Zaia. A fine mese sarà pronto lo studio della Regione sui flussi di traffico. Stiamo lavorando sodo per risolvere i problemi assicurano da Palazzo Balbi.
Imprese e lavoro. I cantieri sono fermi per la pausa natalizia ma Claudio Dogliani in persona, che in Sis ricopre la carica di direttore, assicura: riprenderanno dopo le festività. E, in risposta, alle affermazioni di Vernizzi sul rallentamento dei lavori da metà novembre perché i soldi scarseggiano (così ha detto ieri al nostro giornale l’ormai ex commissario), Dogliani replica: i rallentamenti sono dovuti a diversi fattori ma sono disgiunti dal finanziamento. Non ci aiuta la stagione e in parte è una questione fisiologica legata al cronoprogramma. Quanto al bond, aggiunge Dogliani, alcuni investitori istituzionali hanno sollevato problemi legati ai flussi di traffico: è un interesse pubblico, non privato, portare avanti l’opera – precisa l’ingegnere torinese – e la Regione ha tutte le intenzioni di andare avanti; per questo sta cercando tutte le soluzioni possibili per rendere bancabile l’opera sulla base delle indagini reali.
Il nodo traffico. Si torna dunque ai numeri e da qui si riparte. Sarà da rivedere l’intero impianto, la Regione non aveva un proprio studio indipendente ed è stato un errore, le stime del Pef sono troppe alte, il piano andrà rivisto confermano fonti regionali. Ma non ci saranno cambiamenti in corsa: l’opera approvata resta quella, Sis – che ha vinto la gara – non cambierà. Non ci saranno nuovi investitori, non scenderà il costo dell’opera. Forse qualcosa in meno, ma poco. E non farà la differenza. L’equity è già tutto a disposizione – conferma Dogliani – circa 480 milioni.
Il futuro. Quanto ai 105 contratti non rinnovati, Sis precisa: Erano a termine e non abbiamo visto, al momento, l’opportunità di una proroga. Quando apriremo nuovi fronti potremmo riassumere. Bisogna guardare avanti, afferma Zaia. La questione ora ruota attorno al tavolo nazionale, ma si parte dai nuovi flussi di traffico di febbraio 2017 e qui sarà da trovare la giusta via di mezzo, perché se è vero che se troppo alti non porteranno all’ok di Cdp, il rischio è che con numeri ben minori venga a mancare la sostenibilità dell’opera.
Corriere delle Alpi – 31.12.2016
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